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giovedì 18 marzo 2010

SANGUE E RUM di Alemar

Quanto è pericolosa la consapevolezza di una donna?
Baby, se tu fossi qui, lo sapresti, o forse, con un colpo di fortuna lo scopriresti.
Questa è una di quelle sere in cui sangue e rum dettano le regole. Avviene la trasformazione. Ti piace, lo so. La senti, la immagini, la respiri nelle mie parole. Ed io mi rimetto a danzarti attorno, potrei sfoderare la lama tagliente della mia sensualità senza filtri. Potei annegarti nel profumo che mi lascio alle spalle, camminando lenta davanti a te.
Potrei farti ascoltare quel pezzo in portoghese, e sussurrarti quanto mi piacerebbe tu lo cantassi a bassa voce per me, mentre sdraiato alle mie spalle, intrecci le gambe appoggiandomi il sesso già gocciolante, alla schiena.
Quasi struggente il mio spingere il culo indietro, quasi commovente la provocazione che profuma di ostentato desiderio.
Lo so, mentre le note scorrono, tu lasci andare le tue mani grandi, a palmo aperto, lungo la mia schiena, sfiorando il profilo del mio fianco. Indugia baby, se ci riesci. Indugia tra le mie cosce, se sarai fortunato, ti lascerò giocare.
Gioca sporco, bara, gioca duro. Non avere pietà di me, perchè io non ne avrò per te. Graffierò via dalla tua anima tutto ciò che di limpido possiede, trasferendo il torbido del mio piacere su ogni centeimetro di pelle, ogni goccia di sangue. Sarai la parte meno raccomandabile di una donna che ti ha drogato lo spirito lasciandoti stordito, in balia delle proprie onde.
Raccoglimi, raccontami.
Dimmi tutto quello di cui ancora, hai pudore. Oltrepassa la barriera, riscrivi il confine. Diventa il bastardo di cui ho bisogno per godere, insegnami che non ho imparato tutto, e che nella tua tranquilla capacità di aspettare, vive una passione che ancora lascia brividi malcelati, di cui non so nulla.
Fammi sentire che il morso nato su labbra docili, può diventare feroce e famelico, come un leone che non trova prede da troppo tempo. Ecco si, fammi sentire, fammi vivere da preda. Azzannami dietro il collo, piegami e prendimi. Come fanno gli animali.
Ho voglia di sentirti per come non sei mai, ho voglia della tua parte più istintiva, come quella che parte dalle viscere e mi raggiunge nella notte, calda e madida di sudore.
Scopami, scopami forte.
Il cervello ancora prima del corpo, la mente prima della carne. Pulsami dentro al ritmo del cuore. Il tuo.
Donami il piacere del dubbio, rapisci i sensi, portali lontano, e coricati su di essi.
Lasciami addosso il calco, l’impronta. Fagocita tutto l’improbabile, e rendilo palese ai miei umori.
Prendimi ancora, per i mesi lunghi in cui l’hai desiderato senza mai dirlo. Io ti sentivo, sai? Strisciare furtivo tra parole raccomandabili, fin troppo sterili. Ed il cursore lampeggiava inarrestabile. Come il desiderio di me.
Perchè indugi? Di fronte alle donne come quella che ti sta scrivendo, non puoi tirarti indietro, se le incontri sei perduto. L’oblio ti ha già investito, permeato. Ne diventi parte integrante, e un pezzo di lui rimane nel tessuto connettivo; si muove con te ad ogni contrazione muscolare.
E’ come riconoscere un profumo tra tanti, unico per te, come gli istanti che silenziosamente ci siamo promessi...
Allora vieni qui vicino a me, baby. Ma non fare il dolce, sono stanca di uomini al miele che promettono amore eterno.
Prendimi per come mi desideri, non recitare una parte, non hai bisogno di preamboli inutili e noiosi, se mi vuoi contro quel portone, prendimi lì, fammi sentire la rugosità umida del legno, alzami la gonna. Nuda, così che il succo di questa follia, scivoli lento e inesorabile lungo la coscia ambrata.
Voglio sentire il legno graffiarmi la pelle, voglio il dolore che solo il piacere senza freni sa dare.
Voglio sentirmi libera di volare in alto, dove mi raggiungi leggero.
Portami dentro, tienimi.
Ti farò male, ti graffierò il cuore, sarò indelebile dentro e fuori di te. Ma sebbene ti bruci un poco ogni giorno, questa passione sarà la ragione per la quale ogni notte, tornerai al portone dove mi hai inchiodata.
Il desiderio di pochi istanti, nettare di attese impalpabili, che ingannano la memoria svelando solo il ricordo del mio sguardo, mentre languida mi lascio raggiungere...
Sei dentro me, sono dentro te.
Se mi lasci entrare, sarò il tuo delirio, per sempre...


Scritto in una notte senza luna, tra candele ed incensi.
Dentro l’ambrato di un rum passato nel rovere.
Inseguendo la passione che mi tormenta, senza darmi respiro.

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