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lunedì 15 marzo 2010

I grandi banchieri ossia i pirati e usurai mondiali

Su queste pagine sono già apparsi illuminati articoli del dott. G. Armenise, del Prof. Giacinto Auriti, del dott. Bruno Traquini, del dott. Franco Adessa, sull'iniquo sistema bancario-finanziario nazionale e internazionale (1). Data l'importanza per tenere viva l'attenzione, ripsopongo l'argomento, cercando di esporlo in modo semplice e comprensibile anche ai non specialisti. Il vigente sistema bancario mondiale è il mezzo attraverso cui i grandi banchieri si fanno proprietari della moneta circolante e si arricchiscono, e dominano sempre più; e le persone ed i governi nazionali subiscono questo furto e affogano semore più nell'indebitamento, e nella dipendenza economica, politrica, culturale. Queste le tappe storiche per giungere ai meccanismi di espropriazione del capitale, di interessi ed usura, e di dipendenza.

Contro un po’ d’oro e argento: montagne di carta-moneta

Fino al Medioevo, il mezzo di credito e di scambio, cioè la valuta, era costituita da metalli preziosi (l'oro e l'argento) e, per ragioni di sicurezza, i proprietari cominciarono a depositare le loro ricchezze presso gli orafi, che disponevano di camere blindate adatte alla loro custodia. Fu loro affidata anche la possibilità di "conio", ossia di coniare le monete e i lingotti, in modo di accertare la quantità del metallo prezioso contenuto, ed il valore di ogni moneta e lingotto. A fronte di questi depositi di oro e argento, gli orafi/banchieri emettevano "ricevute" di carta che servivano ai proprietari per i loro pagamenti e acquisti. Constatata la praticità del sistema, la "carta-moneta" o "banconota" (che era garantita dal deposito equivalente di oro/argento nelle banche degli orafi) si diffuse grandemente e si impose come il mezzo prevalente di scambio. Già a questo punto iniziò una prima forma di furto e usura: gli orafi/banchieri capirono che in qualsiasi momento, solo una frazione dell'oro e dell'argento veniva ritirata dai proprietari; allora, pensarono, "perché non prestiamo delle "ricevute", "carta-moneta" anche ad altre persone che non possiedono l'equivalente in oro e argento e inoltre le tassiamo d'interessi?". Le autorità statali, o perché non chiaramente consapevoli della gravità dell'insidia, o perché conniventi e corrotte dai banchieri, hanno permesso questo. Di conseguenza, i banchieri hanno prodotto "dal nulla" (cioè senza avere un corrispettivo controvalore di oro o di argento in deposito) grandi capitali di carta/moneta che a loro è costata solo il minimo costo di stampa, ma che hanno prestato ai privati ed agli Stati, al valore nominale, cioè secondo il valore stampato sulle banconote. Ad esempio, dietro richiesta di un prestito di 200 miliardi di lire, hanno stampato 2.000.000 di banconote da lire 100.000. Il costo della stampa delle banconote è 500 milioni, il valore nominale delle banconote è 200.000 milioni. La differenza: 199.500 milioni è il guadagno di emissione, o "diritto di signoraggio". "diritto" che, in realtà, è solo un enorme "furto". L'aver ristretto il potere di stampare banconote alle sole banche centrali emittenti, non ha tolto la basilare iniquità di questo meccanismo, sia in se stesso, sia per la reale identità e proprietà delle "banche centrali emittenti".

Montagne di banconote da restituire con interesse: il che indebita i privati

Inoltre, i banchieri centrali, non contenti di essersi appropriati del valore delle banconote stampate, concedono il prestito, a un privato, richiedendo poi la restituzione della somma iniziale, aumentata dell'interesse del 10% o del 20% all'anno. Da dove viene questo interesse? Dall'attività e dal lavoro di chi ha chiesto il prestito. Così, il sistema dei banchieri succhia la ricchezza prodotta dal lavoro e, per tutelarsi di questa restituzione aumentata dall'interesse, chiedono pegni e garanzie su terreni, case, attività agricole, commerciali, industriali, ecc. Se il prestito non viene restituito alla scadenza, maggiorato dell'interesse, la banca pignora e si appropria dei beni in garanzia.

...e indebita anche gli Stati

Difficile a credersi, ma purtroppo vero: anche gli Stati, dietro pressione dei politici fiancheggiatori (fatti eleggere dai banchieri, con laute sovvenzioni durante le campagne elettorali!), si sono prestati a questo furto e usura. Cioè, anche gli Stati hanno chiesto grandi prestiti ai banchieri centrali, per le spese del bilancio statale, per costruire opere, per fronteggiare guerre, ecc., e hanno dato in garanzia ai banchieri, a pari valore nominale delle banconote ricevute, dei "Titoli di Stato" o a lunga scadenza (es. CCT), i quali, oltre al dovere della restituzione del capitale, sono gravati di interessi. E da qui è iniziato il crescente indebitamento anche degli Stati nei confronti dei banchieri. E la necessità di aumentare le imposte ai cittadini per poter pagare gli interessi della massa dei titoli di Stato dati in "garanzia" ai banchieri.(ndt: quando è lo Stato ad essere insolvente, si parla di "privatizzazioni". Indovinate chi compra?)

Due colpi grossi: diventare Banca Emittente e dare i prestiti di guerra

Due settori si sono dimostrati eccezionalmente redditizi per i banchieri: essere autorizzati quale "banca centrale emittente" ed i "prestiti di guerra".

La “Banca Centrale Emittente "

Prospettando l'utilità della moneta unica nazionale, e alimentando ad arte il pubblico sospetto e diffidenza che, se fosse il singolo governo ad emettere banconote, lo farebbe secondo i propri particolari interessi politici, i banchieri più potenti, con l'appoggio dei loro soliti fiancheggiatori politici, sono riusciti ad ottenere dallo Stato il diritto di fondare la "banca centrale emittente". Il che significa che lo Stato, per il fabbisogno di moneta circolante, delega alla banca centrale di stamparla. La banca centrale la stampa (con spesa che è una percentuale infima rispetto al valore nominale) e la da alle Casse dello Stato, facendosi dare in cambio un pari valore nominale di "Titoli di Stato", fruttiferi di interessi. Cioè, la banca centrale, dietro ad un minimo costo di stampa, con un furto all'intera nazione, si fa proprietaria di tutta la moneta nazionale, che addebita alla comunità tramite lo Stato, richiedendo in garanzia dei "Titoli di Stato", che, inoltre, sono caricati di interessi annui, che sono complessivamente enormi, dato che è elevatissima la massa di carta-moneta circolante. Quando la massa di moneta circolante è insufficiente, o quando le Casse dello Stato sono vuote, e lo Stato non può pagare gli stipendi dei pubblici dipendenti, e non può fare opere pubbliche, ecc., o si rivolge direttamente ai cittadini chiedendo denaro in prestito e offrendo loro direttamente "Titoli di Stato" (es. BOT o CCT) (il che è legittimo, perché corrisponde ad un prestito reale ed effettivo), oppure chiede nuova carta-moneta alla banca centrale, la quale la stampa, se ne fa proprietaria, e l'addebita (cioè la ruba) alla Nazione e, inoltre, chiede a garanzia, a pari valore nominale, dei "Titoli di Stato" fruttiferi di continui interessi annuali. Ulteriormente incredibile, ma vero, oltre al diritto di "signoraggio" di stampa e appropriazione del denaro nazionale, anche maggiorato degli interessi annui dei "Titoli di Stato" corrispettivi, i grandi banchieri sono riusciti, poi, ad ottenere dallo Stato (tramite i soliti rappresentanti politici loro compiacenti) il potere di regolare (secondo il loro interesse) la quantità e la circolazione del denaro e del credito, come pure il potere di decidere il "tasso di sconto".

I Prestiti di Guerra

I grandi banchieri si sono accorti che con oculati "prestiti di guerra" si fanno i più eccellenti affari. Infatti, per avere a disposizione abbondanti finanze e speranza di vincere la guerra, ogni Stato è disposto a fare grandi sacrifici, a cedere le riserve auree e la comproprietà delle attività minerarie, agricole, commerciali, industriali, nazionali, e a pagare alti interessi. I grandi banchieri, inoltre, si sono resi multinazionali, per cui le diverse filiali della stessa banca hanno prestato contemporaneamente agli opposti contendenti e guerreggianti. Spesso, facendosi persino riconoscere dal futuro "vincitore" (per questo più lautamente finanziato e armato), il diritto privilegiato di ottenere la garanzia del pagamento di tutto il prestito concesso alla parte "vinta" (ovviamente mediante espropriazione dei beni della Nazione vinta). Un solo esempio tipico, quello dei rothschild nella Seconda Guerra mondiale. I rami americano, inglese, russo, ecc. hanno prestato denaro ai loro governanti e hanno fatto ottimi affari. Ma ha fatto ottimi affari anche il ramo tedesco. I Rothschild tedeschi si sono offerti di procurare al Reich nazista i rifornimenti desiderati, richiedendo di essere pagati in oro e valute pregiate che hanno depositato in Svizzera. Alla fine della guerra, la Germania era semidistrutta, le casse dello Stato totalmente vuote, i grandi industriali - ad es. i Krupp (produttori di acciaio e armi) - ridotti sul lastrico, mentre i Rothschild,a nch'essi tedeschi, erano divenuti ancora più ricchi e più potenti di prima! Ne consegue che, ricevendo enormi benefici dalle guerre (quali concessori dei prestiti bancari e quali proprietari dell'industria bellica che vende armi), i grandi banchieri sono i principali interessati a soffiare sui contrasti nazionali ed inter-etnici ed a fare scoppiare ovunque le guerre. Come diceva A. M. Rithschild: "la guerra è la nostra attività e industria più redditizia"!
mercoledì 30 dicembre 2009 alle ore 15.49



Note:
(1) G. Armenise, "Quando Banca fa rima con Usura", Chiesa viva n.325;
G. Auriti, "Eliminare i debiti o i popoli? L'euro di chi è?", Chiesa viva n.327;
"Note di filosofia del valore", Chiesa viva n. 330; "Valore indotto, valore creditizio e signoraggio", Chiesa viva n. 334; "Giustizia monetaria", Chiesa viva n. 345;
Bruno Tarquini, "La moneta, la banca e l'usura", Chiesa viva n.336, 337, 338;
F. Adessa, "Il governo di A.M. Rothschild", Chiesa viva n. 337, 338.
Il meccanismo bancario della creazione di denaro costituisce una vera e propria truffa ai danni dei cittadini. (di Nereo Villa)

Fonte: Chiesa Viva

Mensile di formazione e cultura, Direzione, Redazione e Amministrazione: “Operaie di Maria Immacolata” e Editrice Civiltà – via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia - c/c postale n° 11193257 - tel e fax: 030-370.00.03 - 20 pp. 24x31,5 ANNO XXXIV - N° 363 LUGLIO-AGOSTO 2004


(visto su signoraggio.com)

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